La progettazione di un pozzo, fin dalla scelta dell’ubicazione del cantiere in funzione dell’obiettivo identificato attraverso dettagliati studi geologici e geofisici, tiene strettamente in considerazione il territorio, le sue caratteristiche ed i potenziali rischi, fattore mai banale in un contesto complesso come quello italiano.
Si integrano quindi soluzioni di sicurezza passiva, come la completa impermeabilizzazione delle aree di cantiere, e soluzioni attive, scegliendo tecnologie di sondaggio all’avanguardia che garantiscano il perfetto isolamento delle falde idriche e metodi di produzione a tutela dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente, attraverso una drastica riduzione sia dell’inquinamento acustico che atmosferico.
La normativa italiana che regola il nostro settore è una delle più restrittive a livello europeo sia a livello autorizzativo sia in materia di tutela e protezione ambientale, infatti impone un attento e costante controllo su tutte le fasi della nostra attività da parte dei rispettivi enti della pubblica amministrazione (Ministero dello sviluppo economico, UNMIG, Ministero dell’ambiente, Regioni, Comuni, ARPA, ecc).
Come ad esempio nel caso del ripristino al termine della vita mineraria del cantiere. Dato che le impermeabilizzazioni utilizzate sono realizzate con geomembrane di elevata robustezza, vi è la certezza che nulla possa essere percolato. In questo specifico ambito le normative vigenti, sia il Codice dell’Ambiente 152/06 che le leggi specifiche del settore minerario, prevedono sempre che il ripristino sia accompagnato da un piano di Monitoraggio Ambientale autorizzato dalla Polizia Mineraria del Ministero dello Sviluppo Economico (UNMIG), gestito in collaborazione con le Regioni e le Agenzie Regionali per la protezione ambientale (ARPA), che costituiscono organo di vigilanza oltre che consultivo, a massima garanzia della tutela dell’Ambiente.